mercoledì 2 gennaio 2013

La stanza


La stanza è vuota, già, non c'è nessuno. Ma la stanza è anche piena, già, è colma di oggetti che sono di per sé una presenza, una testimonianza della vita che la impregna.
Dunque, la vuota stanza è in un certo qual modo piena, una morbida penombra avvolge l'ambiente.
Un appendiabiti all'ingresso è quasi vuoto, una sciarpa è appesa storta, si sostiene magicamente.
Dietro la porta, uno stendibiancheria, calze nere e un tappeto sfilacciato. Ti chiedi come si possa aprire. Parlo della porta.
Due poltrone addossate al muro, una è rotta, giace nella solitudine dell'inutilità. L'altra raccoglie oggetti di qualcuno che non c'è.
Sul tavolo, i fiori della tovaglia chiedono un prato, ma, ahimè, abbiamo solo due pacchetti di cracker, qualche bicchiere di plastica, un telecomando rotto, una bottiglia d'acqua piena per metà.
Il divano è vuoto, compatto e rigido, attende.
La portafinestra non si chiude, è tenuta accostata da un altro stendibiancheria. Vesti variopinte gridano nel silenzio, la loro gioia.
Un armadio chiuso. Non sai cosa possa esserci nascosto dietro.
Un tavolo in un angolo, quieto sopporta il peso di oggetti per caso. Un ferro da stiro, riviste abbandonate, una confezione regalo di saponette, biglietti dimenticati, insieme a tutto ciò che vi era appuntato sopra. Un elenco telefonico di anni addietro, ancora incartato. Un mazzo di carte dove manca la regina di cuori.
La TV muta osserva il vuoto. Una lampada per terra aspetta il momento che qualcuno la pesterà.
Al centro, abbandonate, un paio di scarpe. Una giace stesa, insolentemente in disordine. E sono proprio queste due scarpe fuori luogo, che ti fermerai a fissare.

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