mercoledì 16 gennaio 2013

Esco


Lui disse "esco" ed uscì.
La donna rimase in casa ad attenderlo.
No, forse no, rimase in casa, semplicemente. Non pensava a lui.
Lesse qualche pagina della rivista che era sul divano, preparò un tè ma non lo bevve, chiamò un amica e si ricordò del tè. Ne bevve un sorso, fece una doccia e finì il tè.
Poi non sapeva più che fare. Iniziò a sperare che lui tornasse. Da sola era inutile fare qualsiasi cosa. Giusto? 
Cioè, lui sarebbe tornato e lei avrebbe dovuto smettere. Era inutile anche cominciare.
Si sedette di nuovo sul divano, grande, comodo, ma lui non arrivava. Fissava l'orologio, quel vecchio regalo di un tempo felice, e quello, tacito insulto, pareva procedere ancora più piano. Aspettarlo la logorava, decise di non attendere più.
Adesso aveva tutta la libertà davanti a sé. Poteva fare quello che voleva. Poteva fare tutto quello che si negava da anni, poteva uscire adesso oppure dopo. Niente mai da valutare. Smise di sperare che lui tornasse, anzi no, iniziò a sperare che non si presentasse mai più.
Però... come faceva ad avere la sicurezza? Un'ora, un giorno, una settimana, quanto doveva aspettare per sapere che lui non sarebbe più tornato? Non poteva vivere così, appesa nell'incertezza, senza potere sapere mai se quello che sperava si sarebbe avverato. Lui sarebbe sempre potuto tornare, in qualsiasi momento.
Alla fine decise che, tornato o no, per lei non sarebbe cambiato nulla.

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