Il direttore della rivista sfoglia
svogliatamente l'ultimo numero, posato sulla sua scrivania. Nel suo
ufficio, a sera tarda, la redazione è quasi deserta.
Inavvertitamente urta il bicchiere del caffè, ormai freddo, che si
rovescia sulla moquette bodeaux. All'ingresso della stanza un
divanetto con un tavolino basso, i resti di un bicchiere di burbon.
Sulla parete destra una grande libreria è colma di riviste. Davanti
a sé, oltre l'ampia scrivania, due poltroncine di pelle nera, non
più nuove.
L'uomo trascorre in quella stanza gran
parte del proprio tempo, è bravo e diligente nel suo lavoro, non è
un caso che la rivista goda di un ottimo successo.
Ha già congedato la sua segretaria,
scrive gli ultimi appunti, poi andrà a casa. Dalla strada giunge
attutita una melodia rock.
Chiusa la rivista, la guarda con un
sospiro sordo. La foto di copertina ha dell'incredibile, scattata con
una maestria assoluta. Il suo fotografo più bravo, entrato nel team
solo da pochi mesi, dopo un lungo corteggiamento. È un maestro, il
direttore deve dargliene atto, in fondo è stato lui che lo ha
voluto, a ogni costo. Adesso, però, deve fare i conti con l'uomo,
con il presuntuoso, con l'irrascibile, con l'altezzoso. Si chiede, per
l'ennesima volta, se il suo non sia stato un errore.
Il direttore è il principale di
Giacomo.
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