A pensarci ora sembra quasi ridicolo,
ma quella mattina ebbi davvero paura.
Ero partito per un viaggio di affari.
Solo, sebbene fosse molto, molto lontano, sebbene fossi assai giovane
e il mio viso pulito sembrava quello di un ragazzino. Sebbene le
tensioni internazionali fossero forti.
Dovevo fare scalo in una città
dimenticata, sconosciuta ai più e a me, fece ritardo l'aereo e io mi
ritrovai là, ci fu un disguido e io mi trovai a passare la notte in quel luogo deserto.
Mi armai di un libro e di molti caffè,
le ore trascorrevano lente e la mia stanchezza mi confondeva le idee.
Albeggiò e pian piano la sala d'attesa
ricominciò a popolarsi. A me si avvicinò un giovanotto, la faccia scura e una 24h nella mano destra.
Me la tieni? Vado in bagno.
Pronunciò le parole in un goffo
inglese.
Annuii tranquillamente, sbadatamente
direi.
Attesi a lungo e quello non tornava.
Non so se fu il sonno che mancava, o sarebbe successo ugualmente, un
sudar freddo mi invase la schiena, e un panico assoluto mi catturò.
Iniziai ad essere convinto che fosse
una bomba, non avevo effettivamente controllato che fosse entrato
nella toilette. Nessuno oltre a me era testimone.
Potevo dare l'allarme.
E se non lo era? Tralasciamo la figura
che avrei fatto, in quel paese dove non conoscevo la lingua. A che pro
scatenare tale allarmismo? Gli animi era abbastanza tesi, in quelle
settimane, non c'era motivo che io, per un nulla facessi scattare
l'allarme, però...
avevo paura, contavo i minuti, i
secondi, salutavo in cuor mio chi avevo più caro.
L'uomo tornò, mi sentii un idiota, ma
quell'analisi di coscienza mi fece in fondo assai bene.
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