lunedì 10 giugno 2013

Giacomò


Ad attenderlo all'aeroporto c'era, come nei programmi, l'autista. Trattasi, costui, di un ragazzo del luogo, con sulle guance una morbida peluria.
Giacomo, sulle prime, dubitò fortemente che sapesse guidare un automobile; parlava in italiano stentato, ma con un accento veramente buffo, capiva tuttavia alla perfezione ogni parola e si reggeva in piedi su due gambette fine fine, da gazzella.
Per pochi spiccioli Giacomo si assicurò il suo supporto per tutta la durata del soggiorno. E veementemente lo pregò, influenzato forse da film di bassa lega, di non chiamarlo Capo. Il ragazzo lo guardò stupito, non avendone mai avuta la benché minima intenzione. Lo chiamava altresì Giacomò, non riuscendo a pronunciarne il nome senza quell'accento sull'ultima sillaba. Un'altra persona ne avrebbe riso; il fotografo ne era invece visibilmente seccato. Il ragazzo non se ne accorse, o non lo diede a vedere. Partirono alla volta dell'hotel, nell'area centrale e occidentalizzata della città; Amadou, così aveva detto di chiamarsi il ragazzo, alla guida e Giacomo accanto.
Durante i primi giorni il fotografo non si recò al lago, ma decise di visitare Dakar, seguito dal docile Amadou. Passeggiavano tra i viali polverosi, passando di mercato in mercato, e il ragazzo soddisfaceva tutte le curiosità dell'italiano. La sera Giacomo, sdraiato nel letto della moderna e confortevole camera, mentre lottava con le zanzare, che nel paese sembravano essere sovrane, ripensava alle nozioni apprese. Rimembrava le ritmiche musiche udite lontano, i profumi che provenivano da ogni dove, i colori sgargianti, le stoffe variopinte dei commercianti. Doveva entrare nell'ottica del luogo, respirarlo a fondo, prima di vederne i colori e poterne fotografare l'essenza.
Dopo quattro giorni si sentì pronto e chiese ad Amadou le indicazioni stradali per giungere al Lago Rosa.
Quando partiamo Giacomò?
Fu la pronta risposta del ragazzo.
Non partiamo, vado da solo.
Giacomo non si sarebbe mai immaginato di dover discutere riguardo ciò con quel ragazzetto. Amadou non voleva assolutamente lasciarlo partire solo. Adduceva mille motivi, alcuni dei quali chiare fandonie. È pericoloso. È facile perdersi. Non è un posto per turisti non accompagnati. Potrebbero esserci animali feroci lungo la strada. Giacomo, ovviamente, non si piegò.
La mattina seguente Amadou gli consegnò le chiavi della vecchia jeep e il fotografo partì con la fedele reflex al seguito. Il ragazzo aveva avuto, in parte, ragione; la strada era accidentata, per percorrerla impiegò molto più tempo del previsto.
Durante il percorso continuava a rimuginare sull'arroganza del suo accompagnatore. Non ho bisogno di nessuno. Sono il migliore nel mio campo, non devo aver seguito quando fotografo. Arriverò completamente solo alla gloria.
Lo spettacolo che lo attendeva valeva più di qualsiasi strada accidentata.
Tutto come si era immaginato, forse meglio. Gruppi di uomini già inmersi, con i loro bastoni per recuperare il sale dai fondali, cumuli salini alle rive con cartelli indicanti il nome delle famiglie di appartenenza, tour guidati lungo le sponde zigzagavano tra essi, bambini affamati, a frotte, che tentavano di vendere ogni sorta di souvenirs.
Il fotografo iniziò a vagare, cercando l'angolatura da cui svolgere il suo lavoro; i ragazzini non attesero molto prima di affollarglisi intorno. Solitamente i turisti compravano sempre qualcosa da loro, quest'uomo qui era diverso. Li scacciava in malo modo, non capivano le parole ma il tono offensivo era inequivocabile, un paio si guadagnarono anche un calcio negli stinchi, per esser stati troppo insistenti, e imprudenti da essersi troppo avvicinati.
Alcune ore dopo; Giacomo si era fermato a riposare, stremato dal sole che, con il riverbero delle rosee acque, era insopportabile. Trovò riparo sotto alcune frasche, garantivano almeno una magra ombra. Fu allora che i ragazzini tornarono a lui intorno; in un impeto d'ira si slanciò verso uno di essi, mentre la sua adorata reflex dolcemente scivolò nelle mani di un'altro del gruppo, un piccoletto ricciolino, come tutti in quel luogo d'altronde, che fuggì con animalesca agilità.

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