mercoledì 5 giugno 2013

Era bello qui


Mi stavo abituando qui, era così giusto, era così bello.
Ci svegliavamo tutte le mattine presto, il sole ci accarezzava e intorno a noi solamente il silenzio.
Mi piaceva qui, in mezzo a questa natura, con la figlia del fattore che veniva a vendere le uova e dalla terrazza sul tetto vedevo le mucche. Mi piaceva andare al ruscello a prendere l'acqua e cogliere i fiori per i nostri vasi.
Nostri non proprio, ma lasciamo perdere.
Mi piaceva stendere la biancheria con l'odore dell'erba tagliata, per sentirmi meno sola. Mi piaceva mettermi il fazzoletto in testa e dar da mangiare alle galline, attendere te con la bicicletta arrugginita tornare a casa.
Nemmeno un anno ma questo era ormai il mio mondo, speravo di rimanere, di restare ancora un po' ancora un po' di più.
E invece no, anche questa volta tu non ti senti più sicuro, di nuovo vuoi andartene, siamo braccati di nuovo, dici. Ma non è vero e lo sai, sono soltanto le tue fobie, non ci prenderanno mai e tu insisti, continui a fuggire. Più dal senso di colpa che da loro, ormai. Ma non ci puoi fare niente, è la tua vita una colpa continua.
Domani ce ne andremo di nuovo, in punta di piedi come siamo arrivati, ce ne andremo lontano per impossessarci di altre due vite, rubare l'identità chissà a chi, e vivere defilati.
Da tutto e da tutti.
Aspettando nuovamente il momento di partire ancora.

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