Era una casa fredda, era una casa che
la respingeva, ovunque camminava in punta di piedi, sentendosi
osservata.
Se mai aveva provato disagio in vita
sua, era in quella casa, da sola, nei lunghi pomeriggi di quel
settembre surreale.
Solo una parte le piaceva, invero, solo
in una parte stava bene.
Quella camera in fondo, quella
dismessa, quella che usavano come magazzino, sempre buia e polverosa.
Non lo aveva scoperto subito, inizialmente non entrava mai là, poi,
per trovare un martello, si trovò a spostare qual foglio di
compensato.
Dietro, una piccola portafinestra,
conduceva a un terrazzino, ancora più angusto. Una specie di
sporgenza direi. Non sapeva da quanto tempo fosse chiuso, la polvere
gliene dava un'idea. Si affacciava su una strada sul retro, una
stradina privata di alberi e tranquillità.
Il sole fendeva le chiome e accarezzava
lievemente la pelle, non aver paura, sussurravano le fronde.
Là stava bene, là rimaneva ore a
pensare, là le venne in mente la soluzione a quel problema che, da
mesi, la tormentava e che, altrimenti, sarebbe stato l'ultimo della
sua vita.
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