lunedì 15 aprile 2013

Sul terrazzino

Si sentiva a disagio, in quella casa, si sentiva così, senza saperne il perché. Era grande, ed era stata arredata da una donna che non conosceva, che non aveva nulla a che fare con lei.
Era una casa fredda, era una casa che la respingeva, ovunque camminava in punta di piedi, sentendosi osservata.
Se mai aveva provato disagio in vita sua, era in quella casa, da sola, nei lunghi pomeriggi di quel settembre surreale.
Solo una parte le piaceva, invero, solo in una parte stava bene.
Quella camera in fondo, quella dismessa, quella che usavano come magazzino, sempre buia e polverosa. Non lo aveva scoperto subito, inizialmente non entrava mai là, poi, per trovare un martello, si trovò a spostare qual foglio di compensato.
Dietro, una piccola portafinestra, conduceva a un terrazzino, ancora più angusto. Una specie di sporgenza direi. Non sapeva da quanto tempo fosse chiuso, la polvere gliene dava un'idea. Si affacciava su una strada sul retro, una stradina privata di alberi e tranquillità.
Il sole fendeva le chiome e accarezzava lievemente la pelle, non aver paura, sussurravano le fronde.
Là stava bene, là rimaneva ore a pensare, là le venne in mente la soluzione a quel problema che, da mesi, la tormentava e che, altrimenti, sarebbe stato l'ultimo della sua vita.

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