mercoledì 13 marzo 2013

La stanza


Era comica la situazione, davvero non pensavano di finire a quel modo.
Tutto doveva concludersi in un paio di giorni, di questo erano sicuri. Lo erano stati sempre. Quella camera doveva servire solo per appoggio, niente di più.
Vuoi vederla, aveva chiesto lui.
Lei aveva scosso la testa e quel chilo di lacca che si portava sempre dietro si era fatto sentire. Come ogni volta. Lui storse il naso. Come ogni volta.
Poi dovette vederla, altroché, e più di una volta, dovette prenderci confidenza.
Le coincidenze furono molte, avete presente tutta quella serie di circostanze per cui non sembra vero, non sembra possibile che stia accadendo tutto insieme, tutto a quel modo? Andò proprio così.
Si ritrovarono senza un posto cui stare e andare là fu l'unica soluzione possibile, per entrambi.
Trascorse un mese ed erano sempre là, quella stanza era diventata una sorta di casa per loro. Non vi era niente, di loro, solo l'essenza, quella sorta di profumo che non si sente ma che impregna ciascuno di noi; si era trasferita a quegli squallidi muri.
Pochi oggetti personali sparsi in giro completavano il quadro.
Anche le risposte attese rimanevano nell'aria e quel senso d'instabilità, che da sempre gravava sulle loro vite, non si era ancora dissipato.
Ripartiremo, pensava lei a ogni risveglio, ma ogni giorno le sembrava sempre più lontano, impossibile, inutile, il partire, il lasciare quella stanza.

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