mercoledì 13 febbraio 2013

Per un ora


Era una donna anziana, con un grazioso cappellino rosa e delle scarpe fuori tempo. Entrò nella metropolitana con passo incerto, cercando con gli occhi un posto cui sedersi. Non c'era.
Un ragazzo si alzò per farle posto, un sorriso bastò per ringraziarlo.
Dalla borsa consunta prese un libro sgualcito e se lo appoggiò sulle ginocchia. Indossò un paio di occhiali di tartaruga, molto, ma molto lentamente. Aprì a caso e iniziò a leggere.
Erano poesie di un artista dimenticato, erano poesie della sua gioventù, erano poesie che la facevano stare bene.
Lesse due pagine, poi ripose tutto, gli occhiali in tartaruga e il libro sgualcito, di un edizione assai vecchia e sconosciuta.
Scese dalla metropolitana con passo sicuro, salì le scale fischiettando con nuova energia, percorse la via a testa alta guardando le vetrine. Ticchettavano i tacchi delle sue scarpe fuori moda.
La donna era malata, e malata grave. Lo aveva detto il medico poche ore prima, le prospettiva non sono buone. Ma questo lei già lo sapeva.
Era bastata una poesia per tornare giovane e sana. Almeno per un'ora.

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