Era una donna anziana, con un grazioso
cappellino rosa e delle scarpe fuori tempo. Entrò nella metropolitana
con passo incerto, cercando con gli occhi un posto cui sedersi. Non
c'era.
Un ragazzo si alzò per farle posto, un
sorriso bastò per ringraziarlo.
Dalla borsa consunta prese un libro
sgualcito e se lo appoggiò sulle ginocchia. Indossò un paio di
occhiali di tartaruga, molto, ma molto lentamente. Aprì a caso e
iniziò a leggere.
Erano poesie di un artista dimenticato,
erano poesie della sua gioventù, erano poesie che la facevano stare
bene.
Lesse due pagine, poi ripose tutto, gli
occhiali in tartaruga e il libro sgualcito, di un edizione assai
vecchia e sconosciuta.
Scese dalla metropolitana con passo
sicuro, salì le scale fischiettando con nuova energia, percorse la
via a testa alta guardando le vetrine. Ticchettavano i tacchi delle
sue scarpe fuori moda.
La donna era malata, e malata grave. Lo
aveva detto il medico poche ore prima, le prospettiva non sono buone.
Ma questo lei già lo sapeva.
Era bastata una poesia per tornare
giovane e sana. Almeno per un'ora.
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