Un caldo onirico avvolge tutto il
corpo, parte dai piedi e risale, immobilizza le gambe, avvinghia il
busto con invisibili quanto mortali spire, le braccia cadono inerti
senza più altra possibilità. Arriva alla gola e qui esplode, un
urlo che mai si librerà, il respiro affannoso ormai. Vorresti
chiedere aiuto ma non puoi.
Il volto è una maschera, rossa,
gonfia, sfigurata da questa fiamme che non vedi. Ma ci sono, le
senti, sono li con te. La bocca è asciutta, gli occhi bruciano, dove
sono finite le lacrime che potrebbero lenirli?
Vedi bianco, a tratti, svenire è
vicino, lo sai, lo temi, lo vuoi, anche, ma ne hai paura.
Non si deve svenire in questa brace, o
sì?
Senti voci, non sono vicine, non sono
lontane, sono là. Semplicemente una lingua che non conosci, la
musicalità di un ritmo che non riesci a seguire, suoni aspri, suoni
melodici, suoni lunghi suoni aspirati. Si accavallano, come studiata
precisione.
Niente intorno a te ha senso, le
immagini sono confuse, ma non ha importanza. Un particolare ha colpito
la tua vista, adesso esiste solo quello. Sono scarpe da donna, alte
scollate, volgari. Ti ripugnano quasi, ma non puoi fare a meno di
fissarle. Intorno qualcosa succede, ma non è per te. Tu prosegui il
tuo viaggio, con quel caldo, con quei suoni, con quelle scarpe. E
basta.
Arriverà?
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