Ricordo tutto come fosse ieri. Stavo
lavorando ed ero in assetto pomeridiano; per chi ancora non lo
sapesse il mio assetto pomeridiano è il seguente, divano, portatile
aperto, sette otto penne, bottiglia d'acqua, quattro o cinque
blocchetti di appunti. E per terra un tè e un caffè, che mi
aspettavano entrambi. Non so decidere a priori quale mi andrà prima,
tanto li bevo freddi.
Mi squillò il telefono ed era lui.
Stavo lavorando bene, ed ero anche
scocciata dall'interruzione, tuttavia risposi. Parlammo del più e
del meno, avevo posato la penna, e scorrevo stancamente le ultime
notizie dei siti d'informazione, che seguo più regolarmente.
Niente
di interessante era uscito di nuovo.
Aprii allora la posta e digrignai.
Forse lui mi sentì anche. In quelle poche ore, un numero troppo alto
di mail era venuto a turbare la mia serenità; cominciai a scorrerle
con noia calcolata, alcune le cancellai a priori, ad altre diedi
prima una veloce occhiata, altre ancora le misi da parte per leggerle
poi, con maggiore calma.
Poi vidi quella. E non esisteva più
niente.
Finalmente, da mesi l'attendevo. Adesso dovevo solo leggerla.
Avrebbe potuto cambiare la mia vita, non era facile.
Aprila, disse lui e il computer sembrava aver iniziato a navigare assai lento.
Attendo un tuo scoppio di ira, disse
poi, pensando il peggio.
Ma non ci fu, era quella, la bella notizia
che aspettavamo.
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