La stessa storia, identica a ieri,
medesima a una settimana fa, con la vecchiaia, le mie sere sono
diventate tutte uguali, prima non mi succedeva così.
Termino le mie silenziose preghiere, in
ginocchio sul duro pavimento, a Dio affidando me in anima e corpo.
Una volta steso sul mio vecchio letto, il corpo si ribella, il sonno
sfugge, l'insonnia mi assale. Non c'è antidoto.
Le mie labbra ricominciano a muoversi,
il silenzio delle preghiere cancellato dal tono della mia voce,
ancora calda e profonda, nonostante i settant'anni alle porte. Non
parlo più a Dio, parlo a me stesso, mi racconto la mia vita, a me
medesimo quasi fossi un estraneo, ripercorro lunghi anni, scivolati
via lievi. È l'unico modo che funziona, per addormentarmi, ho
provato tutto, solo questo funziona.
Da giovane il mio sonno era profondo e
caldo, adesso, un punto lontano cui giungo solo nel cuore della notte
o alle prime ore dell'alba, quando va bene.
Altrimenti rimango sdraiato, fino al
suono della sveglia, a ripercorrere le tappe che conosco benissimo,
notte dopo notte, io, le macchie di umidità sul soffitto, i suoni
che fluiscono dalle mie labbra.
Non dovrei lamentarmene, Dio mi ha
concesso la Grazia di giungere alla vecchiaia in salute, devo
accettare la mia insonnia come uno dei suoi doni; eppure, ogni notte,
è inevitabile ricordare, da giovane era tutto diverso.
I miei racconti partono proprio da là,
ogni sera; talvolta riesco ad arrivare fino ad oggi, talvolta ho la
fortuna di assopirmi prima. Stasera spero davvero di riuscire a
dormire verso i quarant'anni, cinquanta al massimo; domani, un
incontro importante attende.
Negli anni, fisicamente, sono cambiato
poco; i capelli brizzolati mi accompagnano da sempre, a quanto
ricordi. Gli occhi chiari non hanno perso lucentezza; solo il mio
corpo, con il tempo, si è rimpicciolito.
Dicevano, da ragazzo avevo il fisico
più prestante di Laguna; in realtà mai ci ho creduto, fino in
fondo. Però tutti i torti non li avevano. Adesso continuo a teneremi
in forma, ma, sapete, l'età, quella che è. Girando per Laguna, in
sella all'inseparabile Scheggia, non pedalo più così energico.
Don Giovanni, il playboy mancato,
dicevano di me gli amici, sfruttando il mio nome, il successo con le
donne e il mio totale disinteressamento. Ancora loro non sapevano,
ancora non sapeva nessuno, solo a Dio e al mio confessore avevo
svelato i miei progetti.
Me ne andai da Laguna, per lunghi anni,
quando tornai era l'80, Don Giovanni lo ero sul serio, con tanto di
tonaca nera. Mi affrettai, comunque, a precisare che preferivo essere
chiamato Don Giò, ragioni più che evidenti.
Quando il vecchio parroco morì, rimasi
solo io, a Laguna, l'unico prete dell'unica chiesa e vi sono rimasto
per quaranta stagioni, di pesca e raccolto, ringraziando Dio ogni
mattina, per questo mio ufficio. Essere parroco a Laguna è
un'esperienza particolare. In ogni senso.
La mia Chiesa, dedicata alla Madonna, è
affacciata sul mare, già un privilegio grandissimo....
Ben presto capii, che, se c'era
qualcosa da poter fare, per servire veramente Dio, era mescolarmi a
loro, vivere le loro vite, diventare amico, confidente e guida,
prendere familiarità con le loro case, fargli sentire la mia
vicinanza, acquisire la loro fiducia, portare il Verbo nel loro
semplice mondo, con il loro semplice modo.
Devo ammettere, il rapporto con i miei
fedeli non me lo sarei mai immaginato così splendido. In sella alla
mia Scheggia, la tonaca in mano, altrimenti mi si impiglia, percorro
il paese e faccio visita alle mie pecorelle.
Gli uomini si fidano di me, mi vedono
uno di loro, che può realmente migliorare le loro vite nella
pratica, con i giusti consigli del Signore.
Le donne si fidano di me, dicono di
leggere la bontà, nei miei occhi trasparenti.
Cerco di rimanere giovanile, per
permettere anche ai ragazzi di fidarsi maggiormente di me.
Anche i bambini piccoli si ricordano di
me, per come vado in bicicletta, una mano sul manubrio e l'altra alla
sottana.
Potrei essere felice del mio operato,
ma Dio ci insegna, le nostre aioni non sono mai abbastanza,
infinitamente meglio avrei potuto servirlo. E allora? E allora ogni
notte mi ritrovo qui, a narrare la mia esistenza a mezza voce, e
interrogarmi sulle mie azioni, ogni notte devo superare un esame con
me stesso, si ripeterà sino a che avrò voce e lucidità. Poi verrò
a quello finale, con il Signore.
Una cosa però, la devo confessare,
durante questi miei esami ho un vezzo. Rivivo con particolare
emozione le cerimonie, da me celebrate, che mi hanno più colpito.
Tra battesimi, matrimoni e funerali, ripercorro anche la storia dei
Laguni insieme alla mia; i pensieri vanno alle loro anime.
Tra qualche mese si aggiungerà un
matrimonio alla mia lista, sposerò due cari ragazzi, li ho visti
crescere, adesso due giovani fantastici, cui dedico molte mie
preghiere.
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