Una bottiglia vaga nel mare. È una
bottiglia di vetro opaco, verde scuro. Il tappo di sughero ben
sigillato con la cera. Sembra provenire dai tempi remoti e da
leggende della superstizione popolare. Siamo a largo della Sicilia.
Karol!
Mio amato giglio, e vento odiato. Solo
il mio cuore sa, l'amore che mi hai infuso dentro appena ti ho visto,
e il dolore che mi hai provocato, da quando ti ho meglio conosciuta.
Figlia della libertà, mi sono illuso
di poterti tenere in gabbia, povero sciocco che sono.
Ho causato pene ad entrambi. Nonostante
tutto, spero ogni giorno di ritrovarti; che tu, uccellino, torni da
me.
Non sono o no, un meschino uomo triste?
Poterti avere, l'abbaglio più grande
della mia esistenza.
Ogni sera, torno a passeggiare sulla
riva, un uomo solo con la sua fedele pipa, nella vana speranza di
ritrovarti, acqua di fonte per la mia povera anima, altrettanto
bella, pura e sfuggente.
Da sempre.
E, ogni sera, l'incontro muore dentro
me, torno a casa, anche il passo silenzioso del Persiano mi è
angusto, nella notte stellata.
Non ti voglio rattristare con lo
strazio di un povero amante, ti scrivo per parlarti di tuo figlio,
mio figlio, nostro figlio, unico frutto di uno sterile amore. Ma era
dunque amore, il tuo? O capriccio passeggero di una mente troppo
labile.
Anche da lui solo delusioni; poichè,
occhi di gatto, non ti sei portata via anche lui, nella tua fuga? Lui
che ha i tuoi occhi felini e nel corpo cova la stessa brama, la
stessa inquitudine, lo stesso febbrile bisogno, di cosa non si sa.
Guardo lui e vedo te, le sue mani
narrano per me i dolori che mi hai provocato.
Speravo avesse ereditato il mio
carattere almeno, dal momento che con tale fardello sulle spalle mi
hai abbandonato. Ma io sono medico, non padre, e padre mai lo sarò.
La sua natura si è dunque plagiata,
sull'immagine di una madre che mai ha conosciuto e di cui non sa
niente. Almeno non da me, l'unico nell'isola ad aver annusato la tua
essenza.
Ho creduto negli ultimi anni che si
fosse ravveduto, ottimi studi in medicina lo avrebbero condotto a
prendere il mio posto, mio unico desiderio riguardo alla sua vita.
Ebbene, proprio ieri sera mi ha profondamente deluso, la stessa
delusione che da più di venti anni mi arde, la stessa delusione che
mi infliggesti tu, sua madre.
La sua pelle, che ha il tuo stesso
sapore, ha inspiegabilmente lasciato gli studi, di punto in bianco.
Farà il guardiano della spiaggia, sai che onore. Compagno di una
donna fuggita e padre di un anonimo portinaio del mare. Che
soddisfazione!
Vanvera di sogni e desideri,
inclinazioni e bisogni naturali. Quando capirete che sono solo parole
vane, che la vita non è luogo di sognare? Non avrei mai mai salvato
tutte le vite umane che mi sono capitate nella mia carriera, se mi
fosse trastullato nelle vostre chimere.
Si aggiuange amarezza ad altra
amarezza, ma forse tu, attrice girovaga, non conosci tale parola. E
come potresti? La tua vita scorre cieca, nell'incoscenza dei tuoi
desideri.
Ti imploro ancora una volta, torna e
cambia per me. Sei sempre in tempo, come io sono sempre in tempo a
mostrarti cosa è la vita se tornerai.
Lo sarò sempre, fino alla morte.
O mare, talvolta impetuoso, talvolta
calmo, ora tiepido e ora freddo, trasparente come la purezza, nero
come la paura, porta il mio messaggio alla mia amata Musa che io
tanto odio; portaglielo per me, ovunque ella sia.
Giuseppe
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