Aveva voglia di parlare e questo non
era certo una novità.
La signora si mise alla finestra ad
attenderlo. Era anziana ma si conservava bene, non dimostrava più di
cinquant'anni.
Sono forse io.
Lui invece poco più di trenta. Almeno
così credeva lei, non si conoscevano molto bene. Lui era
semplicemente il suo vicino. In realtà non le stava nemmeno troppo
simpatico, ma era sempre disponibile per scambiare due parole, ed era
questo che a lei interessava. Nient'altro.
Aveva un costante bisogno di parlare
negli ultimi mesi.
L'imbrunire catturava il suo sguardo.
Un manto scuro s'impossessava della strada, e lei, gli ultimi uccelli
sui pali, rimaneva a guardare.
La pace invadeva il tranquillo isolato,
non contagiandola.
Viveva inquieta. Inquietamente spostava
il peso da una gamba all'altra, la gonna della fine dell'estate lunga
fino alle ciabatte. Vecchie, da casa, una fascia con disegnato un
motivo geometrico. Inquietamente sistemava i suoi capelli; anni di
permanente le avevano fatto dimenticare il suo vero aspetto.
Fu fortunata, il giovane arrivò. Era
un uomo come tanti altri, niente in lui rivelava qualcosa di
particolare. Sovente, negli ultimi mesi, tardava in ufficio, lo
sentiva rientrare a sera inoltrata, quando scuse per affacciarsi, non
ve ne erano. Lavorava molto, la donna ignorava anche cosa facesse.
Si salutarono, cortesia appena
impercettibile. Lei fece un'osservazione sul tempo, lui spostò la
ventiquattr'ore nell'altra mano e rispose meccanicamente.
Probabilmente pesava molto.
Aveva il volto tirato, sparì subito
dopo dentro il suo portoncino.
Anche la donna fu costretta a
rientrare; inquietamente si sedette e accese la tv.
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