martedì 6 novembre 2012

Una donna


Aveva voglia di parlare e questo non era certo una novità.
La signora si mise alla finestra ad attenderlo. Era anziana ma si conservava bene, non dimostrava più di cinquant'anni.
Sono forse io.
Lui invece poco più di trenta. Almeno così credeva lei, non si conoscevano molto bene. Lui era semplicemente il suo vicino. In realtà non le stava nemmeno troppo simpatico, ma era sempre disponibile per scambiare due parole, ed era questo che a lei interessava. Nient'altro.
Aveva un costante bisogno di parlare negli ultimi mesi.
L'imbrunire catturava il suo sguardo. Un manto scuro s'impossessava della strada, e lei, gli ultimi uccelli sui pali, rimaneva a guardare.
La pace invadeva il tranquillo isolato, non contagiandola.
Viveva inquieta. Inquietamente spostava il peso da una gamba all'altra, la gonna della fine dell'estate lunga fino alle ciabatte. Vecchie, da casa, una fascia con disegnato un motivo geometrico. Inquietamente sistemava i suoi capelli; anni di permanente le avevano fatto dimenticare il suo vero aspetto.
Fu fortunata, il giovane arrivò. Era un uomo come tanti altri, niente in lui rivelava qualcosa di particolare. Sovente, negli ultimi mesi, tardava in ufficio, lo sentiva rientrare a sera inoltrata, quando scuse per affacciarsi, non ve ne erano. Lavorava molto, la donna ignorava anche cosa facesse.
Si salutarono, cortesia appena impercettibile. Lei fece un'osservazione sul tempo, lui spostò la ventiquattr'ore nell'altra mano e rispose meccanicamente. Probabilmente pesava molto.
Aveva il volto tirato, sparì subito dopo dentro il suo portoncino.
Anche la donna fu costretta a rientrare; inquietamente si sedette e accese la tv.

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