giovedì 8 novembre 2012

Triste come un uomo


Per l'ultima volta, si disse, è l'ultima volta che mi sveglio così. L'uomo sapeva che non era vero, ma continuava a mentirsi, ogni mattina.
Lo aiutava ad alzarsi e ad affrontare la giornata; giornata che sapeva sarebbe stata triste, triste come era lui, triste come era diventato. Sono diventato un uomo triste, disse al suo specchio, mentre si radeva. Non era un buon modo per aiutarsi.
L'uomo triste andò in ufficio e vi rimase fino a tardi; rimaneva spesso fino a tardi in ufficio, almeno quando poteva; l'uomo triste era bravo nel suo lavoro, e lavorava molto, molto più del dovuto, molto più degli altri colleghi, molto, più di chiunque conoscesse. Solo lavorare gli distraeva la mente.
Alcune mattine usciva di casa con la borsa della palestra, il completo da ginnastica che profumava di bucato, un morbido accappatoio, il bagnoschiuma tonificante nuovo, un paio di ciabatte mai usate. Non faceva la differenza, sapeva già, uscendo, che mai sarebbe andato. Non più.
Prima non era così, prima i pensieri che durante l'allenamento lo venivano a trovare non erano dolorosi.
In ufficio guardava lo schermo con la testa inclinata, e una mano a sorreggerla; doveva risolvere un difficile problema, sempre dei compiti più difficili si faceva carico, aveva meno possibilità di distrarsi. Quando si alzava, con obbiettivo il distributore dell'acqua, levava la mano dai capelli, molti fili rimanevano sul palmo. La folta chioma dei tempi felici lo abbandonava, come lo avevano già abbandonato i tempi felici, da tempo. La massa ricciola era nera, quel nero che ti giri a guardare, quel nero che sembra tinto, nero piume di corvo dopo un acquazzone. I capelli che perdeva erano grigi, il grigio dei pensieri.
L'uomo tornò a casa e fece quello che ogni sera faceva. Da solo, in silenzio. Fece la doccia, stirò una camicia, cucinò con cura e assaggiò solamente il cibo che aveva nel piatto, poi se ne andò a letto. L'uomo non prestava più attenzione ai dettagli, non fece più caso a niente, molti di essi un tempo lo avrebbero fatto ridere di gusto, magari con lei.
Miliardi di anni prima.
Si addormentò con fatica, come sempre succedeva, con la stessa convinzione nel cuore, la stessa di tutte le sere.
Domani sarà di nuovo così.
Questa era una convinzione mai l'aveva abbandonato; anche nel tempo felice, chiudendo gli occhi, domani sarà ancora così, ma con il sorirso sulle labbra.

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