Lo chiamavano dottore, i vicini. Poi,
un bel giorno, se ne andò. Parlarono tra loro. Era così educato,
era così gentile, per così perbene.
Dal primo piano si diceva che fosse un
cardiologo in pensione, il panettiere sosteneva che fosse un
professore, la portinaia disse che era stato un grande archeologo.
Nessuno le credette, ma diceva il vero.
Aveva viaggiato in tutto il mondo,
aveva dormito nel deserto, aveva sentito sulla sua pelle tutte le
condizioni climatiche esistenti, era stato nomade trent'anni
consecutivi...
Non faticherete a credermi, se dico che
quella routine sedentaria degli ultimi tempi lo uccideva.
Dunque partì.
Un fremito lo divorava dentro e lo
spinse a vagare in ogni direzione, una folle ricerca. Cercava quegli
occhi, quella donna che li aveva in viso, aveva incrociato lo sguardo
con il suo, una volta, prima di partire per la prima delle volte. E
lui, per avere quegli occhi non sarebbe mai partito, poi quegli occhi
se ne erano andati e lui sì, era partito. Tutti quei viaggi non li
avevano dimenticati, tutti quei viaggi per non andare a cercarli,
tutti quei viaggi che non erano riusciti a cancellare il loro
destino.
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