venerdì 30 novembre 2012

Il trasloco di Serena


Nonostante la lunga passeggiata, è ancora mattina presto. Oggi sono uscita di buon'ora, per parlare con Don Giò, mi rimane difficile pensare a lui come al parroco, è più che altro il dispensatore di boni consigli. Alle porte del mio matrimonio, un dubbio mi ha preso, e chi, meglio di lui, poteva aiutarmi?
Essendo morto mio padre Marino, cinque anni fa, dovevo capire chi mi avrebbe accompagnato all'altare. No, capire non è giusto, decidere suona di menzogna. Avevo già deciso la persona, nel momento in cui ho detto il mio Sì di fronte a quell'anello, il solitario della mia promessa; ma non ho mai saputo se era la scelta giusta, una scelta accettabile. La situazione è molto delicata, volevo avere la sicurezza di non fare un gesto biasimabile.
Don Giò, con la sua calma rassicurante, mi ha fatto capire che non sbagliavo, se questo è quello che suggerisce il mio cuore. Oggi pomeriggio andrò a chiederglielo, sperando di non mettrelo in una situazione imbarazzante, mi dispiacerebbe proprio; adesso non posso, ho da fare.
Come mi aspettavo, mia madre è nella serra, posso salire in camera mia senza essere vista. Se non mi sente rientrare, rimarrà là dentro fino al tardo pomeriggio, saltando anche il pranzo, comparirà solo per un caffè e sparirà di nuovo tra le sue piante, la rivedrò quando l'aria è già buia e frizzante. Non bisogna essere maghi per prevederlo, quando lavora nella serra, mia madre entra in un mondo tutto suo, incapace di uscire dalla sua trance.
Salgo le scale che conducono alla zona notte e, come d'abitudine, rallento il passo per godermi lo scricchiolio del legno, sempre uguale da quando sono nata, ventiquattro anni cullati da questo rumore. Adoro questa vecchia casa in legno, costruita dal nonno Mauro, sarà difficile lasciarla.
Entro nella mia cameretta e il disordine mi assale, mi prende da davanti, da dietro, mi circonda. Oggi comincio, basta rimandare. Tutti gli scatoloni vuoti sparsi in giro dichiarano, a lettere ben grandi, il mio scopo odierno.
Quante cose! Per fortuna a casa nuova ho molto spazio, mi seccherebbe lasciarle qui, come un tenero cucciolo, abbandonato nella vecchiaia. Ho anche molto tempo, posso permettermi di fare con calma.
Riempendo gli scatoloni già lo so, non potrò fare a meno di fantasticare su ogni oggetto, su ogni ricordo, su ogni elemento della mia infanzia che farà capolino. Ecco perché è bene che mia madre rimanga nel suo verde e non mi disturbi, oggi neppure il mio amato sarebbe ben accetto, mentre frugo nel passato.

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