Nonostante la lunga passeggiata, è
ancora mattina presto. Oggi sono uscita di buon'ora, per parlare con
Don Giò, mi rimane difficile pensare a lui come al parroco, è più
che altro il dispensatore di boni consigli. Alle porte del mio
matrimonio, un dubbio mi ha preso, e chi, meglio di lui, poteva
aiutarmi?
Essendo morto mio padre Marino, cinque
anni fa, dovevo capire chi mi avrebbe accompagnato all'altare. No,
capire non è giusto, decidere suona di menzogna. Avevo già deciso
la persona, nel momento in cui ho detto il mio Sì di fronte a
quell'anello, il solitario della mia promessa; ma non ho mai saputo
se era la scelta giusta, una scelta accettabile. La situazione è
molto delicata, volevo avere la sicurezza di non fare un gesto
biasimabile.
Don Giò, con la sua calma
rassicurante, mi ha fatto capire che non sbagliavo, se questo è
quello che suggerisce il mio cuore. Oggi pomeriggio andrò a
chiederglielo, sperando di non mettrelo in una situazione
imbarazzante, mi dispiacerebbe proprio; adesso non posso, ho da fare.
Come mi aspettavo, mia madre è nella
serra, posso salire in camera mia senza essere vista. Se non mi sente
rientrare, rimarrà là dentro fino al tardo pomeriggio, saltando
anche il pranzo, comparirà solo per un caffè e sparirà di nuovo
tra le sue piante, la rivedrò quando l'aria è già buia e
frizzante. Non bisogna essere maghi per prevederlo, quando lavora
nella serra, mia madre entra in un mondo tutto suo, incapace di
uscire dalla sua trance.
Salgo le scale che conducono alla zona
notte e, come d'abitudine, rallento il passo per godermi lo
scricchiolio del legno, sempre uguale da quando sono nata,
ventiquattro anni cullati da questo rumore. Adoro questa vecchia casa
in legno, costruita dal nonno Mauro, sarà difficile lasciarla.
Entro nella mia cameretta e il
disordine mi assale, mi prende da davanti, da dietro, mi circonda.
Oggi comincio, basta rimandare. Tutti gli scatoloni vuoti sparsi in
giro dichiarano, a lettere ben grandi, il mio scopo odierno.
Quante cose! Per fortuna a casa nuova
ho molto spazio, mi seccherebbe lasciarle qui, come un tenero
cucciolo, abbandonato nella vecchiaia. Ho anche molto tempo, posso
permettermi di fare con calma.
Riempendo gli scatoloni già lo so, non
potrò fare a meno di fantasticare su ogni oggetto, su ogni ricordo,
su ogni elemento della mia infanzia che farà capolino. Ecco perché è bene che mia madre rimanga nel suo verde e non mi disturbi, oggi
neppure il mio amato sarebbe ben accetto, mentre frugo nel passato.
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